Il presidente di Federimmobiliare Gualtiero Tamburini, a margine dell’assemblea dell’associazione recentemente tenutasi a Milano, ha auspicato che “l’immobiliare e l’edilizia devono entrare nell’agenda per lo sviluppo del Paese come punti fondamentali per il rilancio del Paese”. Nodo fondamentale, ha poi aggiunto il numero 1 della federazione, è “attrarre il risparmio e far affluire investimenti nel settore”. Ma l’immobiliare costituirà davvero una priorità nelle strategie dell’esecutivo che verrà?
Secondo Tamburini, intanto, è “importante anche che il governo dia una maggiore credibilità al nostro Paese, perché diventi più attrattivo anche per gli investitori stranieri” (vedi invece quanto sta accadendo in Grecia, dove il governo sta vendendo immobili per fare cassa).
In merito al livello della crisi del settore immobiliare, il presidente si è limitato a ricordare ancora una volta come l’impatto delle criticità sia elevatissimo, considerando che il fatturato derivante dalle compravendite di case, dal 2006 al 2012, è calato del 44,2 per cento, mentre sarebbe diminuito addirittura del 51,4 per cento il giro d’affare derivante dalle compravendite di immobili diversi. Negli ultimi cinque anni i volumi degli investimenti in costruzioni sono inoltre scesi del 27,1 per cento (con un crollo del 47,3 per cento per le abitazioni nuove) e hanno perso lavoro circa 500 mila persone.
Insomma, ha continuato Tamburini, “per l’industria immobiliare si tratta non solo di affrontare un’emergenza congiunturale, sintetizzabile con una caduta del mercato del 50% negli ultimi quattro anni, ma di ripensare le sue principali linee operative anche sulla base dei cambiamenti in atto”.
Per quanto concerne le principali priorità della nuova stagione, Tamburini si augura che venga aperto un dibattito tecnico sulla fiscalità immobiliare, visto e considerato che, anche in virtù dei recenti aumenti, la pressione italiana è superiore alla media europea.
Per quanto attiene invece alle principali previsioni sul futuro, il 2013 dovrebbe confermarsi in qualità di anno estremamente difficile, con una parziale ripresa solo nell’ultima parte dell’anno e, in maniera più convinta, nel biennio 2014 – 2015.