In vista dell’approvazione della nuova manovra finanziaria in Parlamento, il Governo, mantenendo i saldi invariati, potrebbe inserire un massiccio piano di dismissione di immobili pubblici, partendo dalle caserme e passando per quegli immobili che, rientranti nel perimetro delle Amministrazioni Pubbliche, non vengono più utilizzati. Ancora non è chiaro se con l’eventuale dismissione del patrimonio pubblico il Governo intenda fare cassa e basta, oppure destinare le risorse alla riduzione del debito pubblico. In ogni caso secondo la Cgil una soluzione del genere non può che passare attraverso la risoluzione nel nostro Paese dei problemi legati all’emergenza abitativa. D’altronde negli ultimi tre anni in Italia sono aumentate sia le famiglie che non riescono a pagare i mutui, con conseguenti pignoramenti delle case acquistate, sia quelle che fanno fatica a fine mese a pagare l’affitto; e nei casi più gravi si arriva purtroppo anche allo sfratto esecutivo.
Quindi, secondo il più grande Sindacato italiano lo Stato non può a conti fatti pensare di andare a mettere a punto un massiccio piano di dismissione degli immobili pubblici senza poi contestualmente mettere in atto dei programmi di riqualificazione edilizia e di recupero immobiliare che abbiano una forte impronta sociale.
Occorre quindi ridurre nel nostro Paese il disagio sociale ed abitativo con programmi che non portino poi a fenomeni di speculazione legati alla vendita degli immobili pubblici ed ai conseguenti cambi della loro destinazione d’uso. In merito proprio la Cgil con una nota ricorda come ci sia uno vero e proprio spopolamento di famiglie monoreddito dai grandi centri urbani; le famiglie meno abbienti, per poter sostenere i costi legati alla casa, infatti, si trasferiscono nell’hinterland, così come è in aumento la popolazione anziana che vive in case che individuano da un lato un patrimonio rilevante, ma dall’altro, è anche degradato, vetusto e spesso addirittura sovradimensionato rispetto alle reali necessità di chi in una casa vive da solo.