Se anche la modernissima e civilissima Svezia inizia a dare evidenti segni di tensione, allora probabilmente la crisi economica e sociale che sta investendo da anni il vecchio Continente è davvero molto più grave di quanto precedentemente immaginato. Gli scontri che negli ultimi giorni si sono verificati nelle periferie della capitale Stoccolma, con la rivolta degli immigrati, è diretta conseguenza di difficoltà che stanno colpendo anche il settore immobiliare.
Che l’economia svedese non sia più in grande spolvero è ben noto. Il tasso di disoccupazione è del 6 per cento (molto più basso rispetto a quanto sperimentato da noi), ma il dato in questione si riferisce solamente alla popolazione svedese: tenendo conto che il tasso di disoccupazione tra gli immigrati è del 16 per cento, il tasso di disoccupazione medio sale all’8,5 per cento, il più elevato di tutta la Scandinavia. A ciò si aggiunga che il tasso di disoccupazione giovanile tocca il 24,7 per cento (il nostro è il 37 per cento): quanto basta per allarmare il tessuto sociale nazionale (qui il nostro precedente approfondimento sul mercato immobiliare della Svezia, che già un anno fa prestava segni di profondo calo e di crisi).
Gli occhi degli osservatori sono inoltre fortemente concentrati su quanto potrebbe accadere al mercato immobiliare locale. Uno studio compiuto dall’istituto Commerzbank segnala la Svezia tra i Paesi candidati a vivere un pericoloso rischio di scoppio della bolla immobiliare. Non solo: Commerzbank segnala che la formazione della bolla immobiliare in Svezia sarebbe ad uno stadio particolarmente avanzato e che dopo oltre un decennio di crescita dei prezzi, dal 2010 si registrerebbe un aumento più contenuto dei valori delle case, e come tra il 2011 e il 2012 vi sarebbe stata una ulteriore riduzione degli investimenti per le costruzioni. Elementi che, secondo l’istituto di credito, farebbero emergere il rischio di un concreto scoppio della bolla immobiliare.