Il mercato immobiliare degli uffici sta soffrendo gli effetti della lunga crisi di settore anche in questa prima parte del 2013. A crollare sono le compravendite e i prezzi, e nemmeno il comparto delle locazioni sembra poter garantire la giusta soddisfazione agli operatori. Vediamo allora come si è concluso il 2012 per questo specifico segmento del real estate italiano, e in che modo sembra ritardare il rilancio nel 2013 oramai inoltrato.
Stando ai dati forniti da Federimmobiliare, in Italia esisterebbero 636.471 uffici, in grado di rappresentare l’1,1% di tutti gli immobili presenti nel nostro Paese. Complessivamente, la consistenza del comparto immobiliare degli uffici si aggira intorno ai 3,5 milioni di vani, per un totale di oltre 70 milioni di metri quadrati.
Dell’ammontare di uffici, il 55,6% appartiene a persone fisiche. Il totale delle compravendite riscontrato nel 2012 è stato pari a 10.624 unità, il 26,6% in meno rispetto al 2011, e il 51,7% in meno rispetto al picco toccato nel precedente 2005. La quota di compravendite di uffici ha così rappresentato il 2,2% del totale delle compravendite registrate all’interno del mercato immobiliare italiano nel 2012, con un fatturato pari a 2,5 miliardi di euro, di cui 800 milioni di investimenti corporate. La quota di uffici sul totale degli investimenti nel mercato corporate si aggira così intorno al 54,5%.
Per il 2013, il mercato immobiliare degli uffici dovrebbe confermare le difficoltà già ampiamente sperimentate negli ultimi anni e, in particolare, nel più recente 2012. Difficile prevedere una possibile ripresa nel breve termine: è invece più probabile che la stabilizzazione del comparto, e una successiva – graduale – inversione di tendenza, possano manifestarsi più compiutamente nel corso del prossimo 2014 (vedi anche le nostre previsioni sul mercato immobiliare del 2013, delle quali parlammo poco tempo fa).
Nel corso dei prossimi trimestri elaboreremo i nuovi dati statistici pubblicati dai riferimenti di settore, cercando di comprendere se la previsione possa essere anticipata o, come riteniamo più probabile, addirittura posticipata alla seconda parte del prossimo esercizio.