Brutte, bruttissime notizie per le imprese italiane alle prese con l’Imu. Mentre il governo Letta è alle prese con i tentativi di sospendere (eliminare?) l’imposta sulle prime case, niente sarà fatto per gli imprenditori. Ai quali, in effetti, non rimarrà che fare fronte a pagamenti straordinari, con rincari che si preannunciano – stime del Sole 24 Ore alla mano – anche superiori al 50%, con punte del 200%.
Una stangata che – riportava il magazine Panorama – “ha messo in allarme le associazioni degli imprenditori: da giorni chiedono la sospensione della prima rata dell’Imu, un’imposta che, sommata all’aumento dell’Iva e al debutto della Tares, sarebbe in grado di mettere ko le aziende italiane, che già bene non se la passano”.
Le ragioni di questi incrementi sono molteplici. Anzitutto, il decreto Salva-Italia ha già previsto un aumento dell’8,33 per cento per i valori fiscali di riferimento di capannoni e immobili strumentali, che farà pertanto seguito all’incremento del 20 per cento già sperimentato lo scorso anno.
A ciò si aggiunga che per le aziende, per gli uffici e per le attività commerciali che si trovano nei Comuni che hanno aumentato le aliquote, la rata di giugno non si calcolerà più sul “vecchio” parametro standard del 7,6 per mille. “Senza contare” – aggiungeva ancora il settimanale – “che gli imprenditori di casa nostra hanno già dato: secondo Confesercenti hanno pagato quasi il doppio in più rispetto alla vecchia Ici (che pesava per 5,6 miliardi rispetto agli 11,7 miliardi versati nel 2012), una cifra pari a quasi la metà del gettito complessivo della nuova imposta” (vedi anche Imu 2013 cosa cambierà).
In effetti, si conclude, dei 23,7 miliardi di euro di gettito complessivo ottenuti con l’Imu, ben 6,5 miliardi di euro provengono dagli immobili strumentali delle imprese costituite sotto forma di società, e 5,2 miliardi di euro provengono dalle ditte individuali.