Gli immobili e l’oro pari sono in termini di appetibilità ai fini di investimento e di redditività. Anzi, le case negli ultimi dieci anni hanno battuto il metallo giallo in termini di rendimento; pur tuttavia, nel futuro a dominare in materia di investimenti immobiliari saranno gli interventi sia di riqualificazione degli asset, sia di trasformazione degli immobili stessi nell’ottica del minor consumo di suolo.
Questo è quanto, in estrema sintesi, è emerso nel corso di un convegno, intitolato “Edilizia sociale, città, governo del territorio“, in base ad una relazione che è stata presentata ed illustrata a Pisa da Lorenzo Bellicini, il direttore del Cresme, Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato nell’edilizia. Nell’ultimo decennio, in particolare, gli immobili hanno reso più dell’oro in quanto un ampio stock di questi, pari a ben il 30%, è finito sul mercato per le compravendite.
Al riguardo, in accordo con quanto riporta il portale di comparazione online Supermoney.eu, il direttore del Cresme ha fornito alcune esempi di ipotetici investimenti fatti nel 1995; ebbene, da tale anno in poi l’investitore in titoli azionari avrebbe ad oggi guadagnato il 4,4%, mentre puntando sull’oro il guadagno sarebbe stato dell’8%. Invece, come sopra accennato, l’investitore in immobili, nelle aree urbane, avrebbe portato a casa dal 1995 ad oggi un rendimento più alto, pari ad una rendita del 9,3%.
E per il futuro, come sopra detto, lo scenario in Italia per quel che riguarda la domanda e l’offerta di immobili cambierà e potrà essere suddiviso, secondo il direttore Bellicini, in tre grandi categorie: il mercato che fino ad oggi abbiamo conosciuto, quello dell’innovazione nel campo delle costruzioni, e quello cosiddetto “low cost“, ovverosia costituito da case per chi non è in grado di potersi permettere certi prezzi. Questo perché il ciclo immobiliare è cambiato; se prima infatti l’immobile era un bene d’uso e di investimento, in futuro per gli immobili il parametro rilevante sarà rappresentato dal loro valore d’uso.