Continuano a crescere le morosità condominiali, ovvero i condomini che pagano in ritardo e sono in arretrato con i loro debiti. A sostenerlo sono gli ultimi dati forniti da Confabitare, secondo cui il fenomeno dell’incremento delle morosità nei primi quattro mesi dell’anno avrebbe toccato picchi di evidente preoccupazione soprattutto nel Centro Sud Italia, con punte che arrivano a superare il 30 per cento.
Vero e proprio record nazionale è, ad esempio, quello in vigore a Catania e a Napoli, dove l’aumento delle morosità condominiali ha toccato il 32 per cento. Va male anche a Palermo, Bari, Padova, Venezia e Genova, con percentuali tra il 25 e il 30 per cento, mentre si trovano tra il 20 per cento e il 24 per cento i comuni di Cagliari, Firenze, Roma, Milano e Torino.
Ma quali sono le principali considerazioni effettuabili in merito all’esplosione di tale fenomeno? Secondo quanto affermava poche ore fa Giuseppe Bica, presidente dell’associazione di amministratori Anammi, sulle pagine de Il Sole 24 Ore, “in tempi normali la percentuale di morosi è pari al 10 per cento circa dei condomini. Oggi però questa quota è più che raddoppiata, siamo tra il 20 e il 25 per cento” (vedi anche il nostro recente approfondimento in tema di conto corrente condominiale).
A pesare sull’aumento del fenomeno è senza dubbio l’approfondirsi della crisi, sebbene il fenomeno non riguardi solamente le famiglie più disagiate, visto e considerato che i debiti condominiali sono frequenti anche in quartieri prestigiosi delle principali città italiane.
“Purtroppo l’aumento della morosità c’è stato” – conferma dalle pagine dello stesso quotidiano Alberto Zanni, presidente di Confabitare – “Con questa crisi molti fanno davvero fatica a pagare, specie chi ha perso il lavoro o è in Cassa integrazione. La prima preoccupazione in questi casi è pagare l’affitto, le spese condominiali vengono dopo. Altri, però, approfittano della crisi e della difficoltà generale per non pagare, anche se possono”.