Il devastante terremoto in Giappone, accompagnato da uno tsunami ancor più devastante, unitamente ad un allarme nucleare non ancora rientrato, ha provocato negli ultimi giorni degli scossoni anche dal fronte valutario ed interbancario. In particolare sui mercati il tasso euribor, quello con cui in Italia vengono agganciati molti dei mutui a tasso variabile, ha arrestato la sua ascesa dopo parecchi giorni di persistente rialzo.
Si teme infatti che il rischio di una profonda recessione economica in Giappone possa propagarsi poi alle altre economie più industrializzate. Che senso avrebbe, di conseguenza, andare a rivedere al rialzo i tassi di interesse in Europa? Ebbene, se la situazione di emergenza in Giappone dovesse continuare, di sicuro la Banca centrale europea ci penserebbe due volte prima di innalzare i tassi, come “minacciato” nei giorni scorsi, nel corso della prossima riunione di aprile 2011.
Inoltre, secondo quanto mette in risalto il portale di annunci immobiliari online Idealista.it, c’è da considerare il fatto che in questi ultimissimi giorni anche i prezzi del petrolio stanno battendo in ritirata sebbene ancora il futuro dello sviluppo e dell’approvvigionamento energetico potrebbe subire una svolta storica ed epocale. La Germania, infatti, appare pronta a dire addio al nucleare così come anche Paesi come la Francia, che hanno tantissime centrali, hanno comunque attivato una importante fase di riflessione.
Tutti questi fattori potrebbero giocare a favore di un ribasso dell’euribor anche se, come si dice, una rondine di sicuro non fa primavera. Intanto l’ABI, in materia di mutui fissi e variabili ha annunciato ufficialmente un’apertura al dialogo in Italia con le Associazioni dei Consumatori; l’invito, rivolto alle Associazioni del Consiglio Nazionale Consumatori Utenti, il CNCU, è quello di istituire un tavolo di dialogo in modo tale da promuovere tra i privati e le famiglie la consapevolezza nella scelta del tasso fisso o di quello variabile quando si stipula un mutuo. Trattasi di un’iniziativa importante in una fase come quella attuale per cui è difficile prevedere le dinamiche del costo del denaro anche nel breve termine.