Rispetto al resto d’Europa, le famiglie italiane sono in media più interessate all’acquisto di beni immobili; a rilevarlo è l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, in accordo con il rapporto mensile di novembre 2009 sull’economia e sui mercati finanziari e creditizi.
Nel complesso, l’Associazione ha rilevato una maggiore propensione delle famiglie italiane, con una dinamica crescente e su livelli superiori alla fase più acuta della crisi finanziaria ed economica, a stipulare finanziamenti immobiliari per due motivi.
Il primo è dato dal fatto che la famiglia italiana, con una tendenza superiore rispetto ai cittadini europei, continua a vedere l’investimento in immobili, nonostante le difficoltà congiunturali, come un vero e proprio bene rifugio. L’altro motivo si spiega invece con il fatto che i nuclei familiari stanno approfittando dei tassi bassi per contrarre un mutuo, visto che dal settembre 2008 al settembre 2009 il tasso sui mutui è passato mediamente dal 5,80% ad appena il 3,06%, ovverosia su valori bassissimi visto che trattasi tra l’altro del minimo storico. La conseguenza di tutto ciò è che l’ABI per lo scorso mese di settembre ha rilevato una crescita dei mutui per l’acquisto dell’abitazione del 4,5% rispetto invece alla contrazione dello 0,5% segnata nello stesso mese del 2008.
Nel complesso, comunque, le famiglie non comprano in prevalenza le case con l’obiettivo di “specularci”; il 47,5%, infatti, compra l’immobile per destinarlo a prima casa, mentre il 26,9% come immobile per abitarci in sostituzione ad un altra dimora; l’8,6%, invece, ha stipulato mutui per l’acquisto della seconda casa, mentre il 17% acquista l’immobile con l’obiettivo e come forma di investimento. Decisamente più stagnante è invece la dinamica del credito al consumo, ovverosia della stipula da parte delle famiglie di finanziamenti finalizzati all’acquisto di elettrodomestici, automobili arredi e beni durevoli in generale; nel dettaglio, a settembre 2009 l’ABI ha rilevato una dinamica in contrazione dello 0,2% che rimane pur sempre migliore rispetto al calo dell’1% che nello stesso mese è stato registrato nell’area euro.