I primi sei mesi del 2009 non sono stati di certo brillanti in Italia non solo per il credito al consumo, ma anche per le erogazioni legate ai mutui immobiliari; a rilevarlo è stato il Rapporto dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio, giunto dalla sua 27-esima edizione, e realizzato a cura del CRIF, Prometeia e Assofin.
Nel dettaglio, nei primi sei mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2008, le erogazioni hanno fatto registrare una netta battuta d’arresto con un -12,5% che diventa oltre il doppio (-28,2%) se si prendono in considerazione i soli mutui con finalità di acquisto degli immobili; questo significa, invece, che un’altra componente dei mutui immobiliari, ovverosia quelli per costruzione, ristrutturazione e, in generale, altre finalità come la sostituzione e la surrogazione, nel periodo hanno fatto registrare un incremento che, in termini di flussi finanziari, il Rapporto Crif-Prometeia-Assofin ha fotografato a +19,6%.
A conti fatti, quindi, da un lato nei primi sei mesi di quest’anno il forte calo delle compravendite è andato ad intaccare anche la domanda di mutui per acquisto case, anche per effetto della stretta creditizia, mentre i mutui con finalità di “ristrutturazione” di quello esistente hanno fatto registrare quello che, ai tempi della crisi, può definirsi un vero e proprio boom alimentato anche dal fatto che operazioni come la surrogazione sono oramai, così come prevede la Legge, senza l’applicazione di oneri o costi a carico del mutuatario.
Non a caso, dal Rapporto è emerso che nei primi sei mesi di quest’anno il 17,1% delle erogazioni, in rialzo rispetto al 13,8% della fine del 2008, ha riguardato proprio i mutui per surrogazione e sostituzione; e se la surrogazione è senza costi, la sostituzione, di norma, pur prevedendo l’assunzione di costi a carico del mutuatario può comunque permettere di ottenere con tale scelta anche della liquidità aggiuntiva che può essere consistente se nel frattempo l’immobile si è rivalutato. Per quanto riguarda invece la scelta del tasso del mutuo, la progressiva riduzione del costo del denaro ha fatto scattare la corsa al tasso variabile in misura maggiore rispetto al passato e rispetto al tasso fisso.