Secondo quanto affermato dall’Associazione bancaria italiana, nel corso del mese di ottobre l’andamento dei mutui avrebbe registrato un ulteriore calo, con contemporanea riduzione dello spread tra tassi attivi e passivi. Tiene la raccolta, ma le sofferenze sono in decisa crescita, con un’altrettanta lieve complessiva diminuzione degli impieghi. L’Outlook mensile dell’Abi, al cui interno sono confluiti i dati di cui sopra, lascia pochi margini di interpretazione, evidenziando un finale d’anno piuttosto in affaticamento.
Ai nostri fini, il dato che allarma maggiormente è il calo dei mutui, che “in discesa ormai da inizio 2010, i finanziamenti alle famiglie per l’acquisto della casa sono diminuiti del 44% a fine ottobre rispetto all’anno prima, una flessione tuttavia in lievissima contrazione rispetto ai mesi precedenti. Il tasso medio applicato è sceso a sua volta al 3,81% rispetto al 3,86% di settembre. Per quanto riguarda invece gli impieghi in generale, questi sono diminuiti dello 0,84% rispetto ad un anno fa mentre la raccolta ha fatto segnare un incremento complessivo dell’1%: un dato che si scompone in un più 4,78% dei depositi (secondo un trend positivo che va avanti da febbraio) mentre le obbligazioni sono scese del 5,8%” – ricorda l’edizione online del quotidiano La Repubblica (qui il nostro approfondimento sulle erogazioni di mutui casa nel mese di novembre 2012).
Tuttavia l’Abi sembra essere preoccupata prevalentemente da un altro dato, lo spread tra i tassi attivi (cioè quelli che incassa su prestiti e mutui) e tassi passivi (quelli che invece paga su conti correnti e depositi). Un gap di rendimento che rappresenta il principale e più tradizionale modo di guadagnare per una banca, e che ora è pari a soli 170 punti base. “E’ come se un’impresa si trovasse a dover lavorare con margini dimezzati” sottolineano all’Abi, “uno spread simile non è compatibile con la piena operatività”. L’Abi punterebbe ad uno spread intorno ai 300 punti base.