Nello scorso mese di gennaio i mutui erogati dalle banche alle famiglie per l’acquisto di abitazioni hanno fatto registrare un nuovo minimo storico per quanto riguarda i tassi medi. A rilevarlo è l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, nel suo Monthly Outlook del corrente mese di febbraio, precisando che il tasso medio dei mutui casa nello scorso mese di gennaio è stato del 2,86%, ovverosia due punti base sotto il livello rilevato a dicembre 2009. E se il calo a livello congiunturale è frazionale, lo stesso non dicasi facendo il confronto con lo stesso mese dell’anno precedente: il tasso medio sui prestiti alle famiglie per l’acquisto della casa a gennaio 2010 era più basso di ben 193 punti base rispetto al gennaio del 2009.
A conti fatti, quindi, chi da 1-2 anni ha acceso un mutuo a tasso variabile sta pagando mese dopo mese una rata sempre più bassa, ma la “festa” appare destinata a finire presto visto che da un lato la Banca centrale europea non sembra più propensa ad abbassare i tassi sotto l’attuale livello dell’1%, mentre dall’altro l’euribor ha raggiunto minimi storici che appaiono incomprimibili a parte ribassi che oramai sono frazionali e non incidono sulla rata mensile del mutuo se non per pochi euro.
Di conseguenza, per chi ha attualmente un mutuo a tasso variabile, o un mutuo a tasso misto con in corso l’opzione del tasso variabile, non sembra in ogni caso il momento per cambiare il proprio orientamento verso la rata a tasso fisso. D’altronde, a fronte di mutui a tasso variabile che si possono stipulare al 2-2,5%, compreso lo spread, in Italia quelli a tasso variabile superano anche il 6% ragion per cui il differenziale è troppo alto per avere, a fronte di una rata certa nel tempo, l’onere di assumersi maggiori costi. La ripresa dell’economia dell’eurozona, tra l’altro, è attesa lenta e graduale, ragion per cui, salvo clamorosi stravolgimenti di natura macroeconomica, i tassi di interesse quando saliranno lo faranno in maniera molto ma molto graduale.