Tra le tante norme antielusive presenti all’interno della circolare del Ministero dell’Economia, chiarificatrice di tutti gli ultimi aspetti interrogativi sull’IMU, vi sono alcune iniziative che puntano a regolare i rapporti familiari e le loro relazioni con il mondo del mattone.
Ad esempio, i genitori che danno un appartamento al figlio con comodato d’uso, saranno trattati fiscalmente allo stesso modo dei genitori che invece scelgono di darlo in locazione sul mercato. In entrambi i casi l’imposta municipale unica da versare è quella sulla seconda casa: in più, i primi perderanno la detrazione di 50 euro sul figlio under 26 non più convivente con loro, e perderanno gli introiti derivanti dagli affitti. Ancora, se il nucleo familiare possiede due immobili nello stesso Comune, e ognuno dei due coniugi ha residenza distinta negli stessi, la doppia agevolazione per la prima casa non scatta più, mentre l’aliquota base (0,4%) si potrà applicare solamente su uno dei due immobili.
Strette fiscali, pertanto, per evitare che si possa in qualche modo eludere la corretta applicazione di una imposta che non sembra piacere a nessuno.
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Eppure, anche dopo questi ultimi ritocchi al ribasso, il governo continua a stimare che il 24% delle abitazioni principali (4,6 milioni di unità su 19,2 milioni) non pagherà l’imposta municipale unica. Il merito andrebbe ricercato al sistema di detrazioni e del margine di manovra e di autonomia attribuito ai comuni, visto e considerato che gli stessi potranno aumentare fino allo 0,6% l’aliquota municipale per la prima casa, o ridurla allo 0,2%. Inoltre, gli stessi comuni possono aumentare la detrazione di 22 euro prevista sulla prima casa, anche limitatamente a specifiche fattispecie meritevoli di tutela – sottolinea la circolare – “fermi restando, ovviamente, i criteri generali di ragionevolezza e non discriminazione”. I comuni non possono infine variare la detrazione per i figli under 26 conviventi.