Con una crisi economico finanziaria sempre più profonda, a Genova si registra una vera e propria esplosione della nuda proprietà, assunta come strumento utile per mettere a pieno frutto il valore del mattone. Ad affermarlo è una recente ricerca condotta da Spi-Cgil, secondo cui il fenomeno starebbe assumendo i contorni di un vero e proprio boom sia in materia di fonte di reddito (vendita) sia in materia di soluzione di investimento (acquisto). Vediamo a quali conclusioni è giunto un recentissimo approfondimento del magazine Genova24.
“Il mercato delle compravendite di nuda proprietà rappresenta quasi il 5 per cento del mercato totale e gli annunci più numerosi inerenti solo la vendita di nuda proprietà si trovano nel Lazio ( 41 per cento del totale), nella Lombardia ( circa il 14 %) e a seguire, Liguria, Toscana ed Emilia Romagna. Chi vende la nuda proprietà di un immobile si riserva il diritto di abitare e di godere dell’immobile per tutta la vita incassando subito un capitale. Chi compra, invece, acquista un immobile oggi, a un prezzo agevolato, in base all’età dell’usufruttuario, ovvero di chi vende” – esordisce il giornale online, ricordando pertanto quale sia stato, recentemente, il boom del segmento.
Successivamente, l’approfondimento riporta i dati di Genova, dove l’impressione comune sulla nuda proprietà è cambiata radicalmente, interpretando la stessa non più come solamente una forma di investimento a lungo termine, o la ricerca di un appartamento di una persona molto anziana. In merito, è vero come la crisi sembra aver modificato i profili di venditori e compratori, rendendoli molto più propensi a sfruttare questa modalità di compravendita (mentre evidente è il crollo mercato immobiliare italiano nel primo trimestre).
Ne è una controprova il fatto che i venditori in nuda proprietà siano sempre più giovani, che comprendono quali siano i vantaggi di un investimento di questa tipologia, scelto da sempre più persone per poter disporre prontamente di denaro contante, con il quale far fronte a esigenze impreviste o sviluppare un’azienda. Sono sempre di più i 50 – 60enni che alimentano il segmento.
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