Nuova Zelanda, i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo si dimostrano fortemente in aumento.
Ci sono voluti ben 16 mesi, ma finalmente anche in Nuova Zelanda i prezzi delle proprietà immobiliari sono cresciuti. Nel mese di ottobre, infatti, stando a quanto sostiene la Quotable Value New Zealand Ltd., i prezzi sarebbero aumentati dello 0,2%: un segnale che dagli economisti locali è stato percepito come un sintomo di ripresa dell’intera economia, passata attraverso una delle peggiori recessioni degli ultimi decenni.
I dati della Quotable Value New Zealand Ltd. dimostrano quindi come i valori delle case neozelandesi abbiano dato un primo segnale di vitalità dal giugno del 2008; l’agenzia governativa di settore ha inoltre precisato come dal punto minimo del mese di aprile 2009 i prezzi delle proprietà ad uso abitativo abbiano subito un incremento del 3,4%.
A favorire la ripresa, secondo quanto riportano alcuni quotidiani economico finanziari locali, sarebbe stato il concorso tra un livello record dei tassi di interesse di riferimento – mai così bassi – insieme alla crescente domanda, favorita, questa, anche dall’aumento dell’immigrazione.
Senza voler riportare eccessivamente i dati della Quotable Value, non possiamo non segnalare come nelle sedici città più grandi della nazione (e pertanto l’indice più rappresentativo a livello urbano) i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo siano cresciuti dell’1,8% rispetto allo scorso anno.
Particolarmente significativo è inoltre l’andamento di Auckland, città che da sola rappresenta circa un quarto delle proprietà residenziali della Nuova Zelanda, circa 4,3 milioni in totale: nella località australiana i prezzi sono cresciuti del 2,5%, più della media nazionale, e ben di più del + 1,6% registrato nella capitale Wellington.
Per quanto riguarda i tassi di interesse di riferimento, contrariamente a quanto è successo nella vicina Australia il governatore della Reserve Bank Alan Bollard ha deciso di lasciare invariati i livelli degli stessi tassi, mantenendoli al minimo storico del 2,5%. Lo stesso Bollard ha poi voluto lanciare un segnale chiaro ai mercati, sostenendo che il costo del denaro rimarrà su questi livelli per almeno la prima metà del 2010.