Le procedure di pignoramento nel mercato immobiliare statunitense hanno subito un improvviso calo durante il terzo trimestre dell’anno, con una contrazione di ben 34 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Complessivamente, le proprietà immobiliari interessate dal fenomeno sono state 610.337 unità, contro le 930.437 unità dello scorso anno, ma in crescita rispetto alle 608.235 unità del trimestre precedente, riguardando un proprietario immobiliare su 213.
Le ragioni di questa flessione nel volume di case pignorate e di relative procedure sono relative al rallentamento delle attività da parte delle banche legali. Quello che in altri termini è conoscibile come il “collo di bottiglia”, derivante dall’elevato numero assoluto di procedure di esproprio, sta infatti penalizzando la crescita del segmento, che dovrebbe tuttavia essere garantita anche nel corso dei prossimi trimestri.
I rallentamenti del dato di cui sopra sono ben noti agli analisti di settore, che pertanto non hanno certamente fornito pareri positivi sull’evoluzione del fenomeno. Gli allungamenti delle procedure pignoratizie riguardano continuativamente tutti gli iter avviati negli ultimi dodici mesi, con un’accentuazione nel corso delle ultime settimane (nel corso del mese di settembre i pignoramenti sono diminuiti di 38 punti percentuali).
Per quanto concerne il più alto tasso di procedure pignoratizie, lo Stato più penalizzato su questo fronte è il Nevada, con una proporzione di uno su 44, seguita dalla California, con procedure che interessano un proprietario su 88, e l’Arizona, con una proporzione di uno su 93. Completano la top ten degli Stati con maggiori pignoramenti il Michigan, l’Idaho, l’Illinois, il Colorado, la Georgia, la Florida e lo Utah.
In particolare la California è il Paese ha il maggior numero di procedure pignoratizie in termini assoluti, seguito dalla Florida e dalla Georgia, seguite successivamente da Illinois, Michigan, Arizona, Texas, Nevada, Ohio, Colorado.