La situazione dei proprietari immobiliari statunitensi continua a peggiorare. Stando a una recente analisi compiuta dalla CoreLogic, infatti, il numero dei proprietari di casa il cui immobile vale meno del mutuo che è stato stipulato per acquistarlo è calato, ma solamente perché sono aumentati di buona misura i pignoramenti delle case sul territorio statunitense.
In altri termini, il numero delle case talmente svalutate da valere meno del debito residuo contratto sarebbe diminuito perché molte di esse sarebbero passate a procedura pignoratizia, andando a diminuire il novero delle case deprezzate da una parte, ma arricchendo la gamma di case oggetto di esproprio dall’altra.
Circa 10,88 milioni di abitazioni, pari al 22,5% di quelle acquistate con un mutuo, al 30 giugno sarebbero state in una situazione tale per cui, se il proprietario avesse deciso di sostituire il mutuo in corso di ammortamento, avrebbe dovuto richiedere un valore complessivo superiore a quello della casa. Di conseguenza, con un loan to value superiore al 100%, l’operazione di trasferimento del mutuo non avrebbe potuto compiersi, con tutto ciò che ne sarebbe poi successo in termini di criticità della gestione della relazione debitoria.
Il volume di case in questo scenario, come già detto, è inferiore a quello riscontrato nel corso dei primi tre mesi dell’anno, quando gli immobili che valevano meno dei loro mutui erano pari a 10,91 milioni di unità, il 22,7% delle case acquistate con un mutuo.
A ciò occorre altresì aggiungere un nuovo dato, relativo all’andamento dell’onerosità delle operazioni. Dei proprietari immobiliari coinvolti nelle situazioni di cui sopra, infatti, ben tre quarti starebbero pagando dei tassi di interesse evidentemente al di sopra delle medie di mercato. Potenziali richiedenti un mutuo per sostituzione, pertanto, che tuttavia non riusciranno mai ad accedere a tale operazione a causa del loro scarso valore immobiliare, sceso al di sotto di quello debitorio.