Le vendite sono crollate, i prezzi no. È questa l’estrema sintesi cui è giunto il Censis, che sebbene evidenzi il forte calo delle compravendite, si sofferma su una sostanziale rigidità dei prezzi delle case, tale da scoraggiare l’operazione di acquisto della prima casa di proprietà da parte dei più giovani, alle prese con il desiderio di andare a vivere con i propri genitori da una parte, e con le difficoltà economico finanziarie dall’altra. In mezzo, politiche creditizie restrittive delle banche, pressione fiscale esagerata e tanto altro ancora.
“Solo ad aprile Giuseppe Roma direttore del Censis lanciava l’allarme: “Se si continuano a combinare minori redditi e maggiore tassazione sulle case i prezzi degli immobili rischiano di scendere entro la fine dell’anno del 20% con punte per le seconde case di bassa qualità anche superiori”. A cinque mesi di distanza abbiamo cercato di verificare se la ‘profezia’ si sta realizzando” – osservava il Tg1 in un suo recente speciale – “Lo abbiamo chiesto proprio a chi ad aprile lanciò l’allarme. Ora ci dice che i prezzi sono sì diminuiti ma non crollati, “il calo si può quantificare nell’ordine del 10 per cento”, e che l’obiettivo del Censis era quello di mettere in allerta il governo sugli effetti che avrebbe potuto avere la reintroduzione dell’imposta sulla prima casa se non fosse stata modificata”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: chi vuole vendere casa è disposto a temporeggiare pur di non cedere troppo terreno sul fronte del prezzo, mentre chi compra casa non può spendere più di quanto preventivato e, semmai, preferisce dirottare le proprie preferenze verso unità abitative di più piccole dimensioni.
Lo stallo tra domanda e offerta ha prodotto una flessione delle compravendite pari al 20 per cento per l’anno in corso, e del 43,5 per cento rispetto al 2007, alimentando un magazzino di invenduto pari a 1,2 milioni di unità abitative.
A proposito di giovani e prima casa: guardate cosa accade a Shanghai…