Recentemente Il Sole 24 Ore ha pubblicato un decalogo nel quale cerca di individuare delle regole auree per individuare il mutuo perfetto. Dieci linee guida che ci trovano in buona parte concordi, e sulle quali vogliamo spendere qualche parola.
Tra le regole maggiormente condivisibili spicca sicuramente la necessità di contrarre le singole clausole contrattuali con la filiale bancaria, al fine di “limare” quelle più onerose, la necessità di assumere tutte le informazioni dettagliate sulla transazione, quella di confrontare sempe le varie offerte presenti sul mercato bancario, e tenere sotto controllo l’andamento dei tassi di interesse al fine di individuare eventuali offerte migliorative presso le quali switchare.
Eppure, c’è anche qualche regola che non ci convince. Su tutte, l’indicazione della preferenza “salvo casi clamorosi di offerte con taeg sul fitto nell’orbita del 3,5% – 4%”: la scelta della forma tecnica di tasso è qualcosa che deve andare ben al di là del semplice calcolo quantitativo di spread & tassi finiti. Noi continuiamo a pensare che la scelta debba essere effettuata non solamente in termini prospettici (ovvero, confrontare gli ipotetici montanti dell’operazione), quanto in termini di serenità e di pianificazione finanziaria sul breve termine.
Ancora, non ci convince il consiglio di “stipulare mutui semplici, senza opzioni”: alcuni mutui bancari predispongono utili opzioni (spesso gratuite, a volte onerose) per modificare la forma tecnica di tasso durante il piano di ammortamento, o per allungare o accorciare la durata del piano di ammortamento.
Sul fronte delle lunghe durate, spesso si tratta di una scelta obbligata. Per quanto sia certamente meglio e più opportuno optare per scadenze ravvicinate (nell’orbita dei 10 – 15 anni), la maggior parte dei mutui si concentra nell’area over 20 a causa di evidenti difficoltà nel cercare di conciliare la rata del programma di rimborso con il proprio reddito, con la prima che non dovrebbe eccedere il 30% – 35% del secondo.