Più passano i giorni, e più emergono particolari sulla nuova manovra finanziaria da 45 miliardi di euro varata dall’attuale Governo in carica, quello di centrodestra. In attesa che parta la discussione del Testo, nel corso della quale, a parità di saldi, sono attese modifiche sostanziali, emergono non a caso particolari sulla cosiddetta “supertassa“, ovverosia il contributo di solidarietà. Trattasi, lo ricordiamo, di una tassa aggiuntiva che devono pagare tutte le persone fisiche che hanno un reddito totale a partire da 90 mila euro. Reddito totale appunto, non imponibile, il che significa che all’interno va inserita, per chi possiede immobili, anche la rendita o le rendite catastali.
A metterlo in risalto è il portale di annunci immobiliari online Idealista.it riprendendo un articolo apparso su “Libero”. A conti fatti, quindi, la casa, anche se indirettamente, è già entrata nella nuova manovra finanziaria del Governo. E siccome sul reddito complessivo si va ad inserire anche la prima abitazione, è come se con il pagamento del contributo di solidarietà si andasse a ripristinare in tutto e per tutto anche l’Ici sugli immobili ad uso residenziale.
Dopo l’approvazione del Decreto da parte del Consiglio dei Ministri, la firma del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, i ricchi ed i super ricchi dovranno pagare il contributo di solidarietà da subito. Ma come funziona? Ebbene, per i redditi sopra i 90 mila euro, e fino a 150 mila euro, la tassa aggiuntiva è al 5%, mentre raddoppia sopra i 150 mila euro. Ad esempio, con un reddito totale pari a 160 mila euro si paga un contributo di solidarietà complessivo di 4 mila euro, così calcolato: il 5% sulla parte eccedente i 90 mila euro fino a 150 mila euro, e poi il 10% sulla parte eccedente i 150 mila euro. Se invece il reddito annuo lordo è pari a 100 mila euro, allora il contributo di solidarietà corrisponde al 5% secco di 10 mila euro, la parte eccedente i 90 mila, ovverosia 500 euro.