La riforma Imu si farà, ma solamente se sarà a costo zero per le casse statali. È quanto emerso dal recente incontro del premier Enrico Letta. Prima con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e il Ragioniere generale Daniele Franco, per discutere di conti pubblici e di come finanziare gli interventi di cui si parla da tempo, in ambito immobiliare e non solo.
Alla luce dell’incontro, è emerso un dato ben noto: i conti pubblici italiani vivono una situazione estremamente delicata, e qualsiasi intervento dovrà essere centellinato se in grado di assorbire nuove risorse. Pertanto, niente sterilizzazione dell’Iva e, in aggiunta, riforma Imu solamente a saldo zero: quindi, si alleggerirà da una parte (le prime case), ma si appesantiranno altre parti.
A parlarne apertamente è il quotidiano La Stampa, che sottolinea come tale scenario evolutivo “nasce dalla fotografia dello stato dei conti pubblici consegnata da Saccomanni e Franco a Letta. Non è questione di maggiore o minore propensione al rigore: i dati del fabbisogno di maggio sono pessimi. E come dice Saccomanni «poteva persino andare peggio». Il bonus assunzioni non è in discussione, e si farà prima possibile, magari entro giugno. Il resto andrà in cavalleria per mancanza di liquidi. A cominciare dalla sterilizzazione dell’aumento dell’Iva al 22%, che è valutato «praticamente inevitabile». Se si riuscirà, dicono i tecnici del Tesoro, si tenterà di spostare verso un’aliquota agevolata una serie di beni di consumo di massa. Tra questi, i telefonini cellulari, le cui vendite stanno andando malissimo” (vedi anche il nostrso recente articolo sull’Imu enti non commerciali).
Per quanto concerne in particolare l’Imu, Saccomanni ha spiegato che non vi sarà alcuna abolizione, ma solo una rimodulazione. In altri termini, se si desidera effettivamente cancellare l’Imu sulle prime case di proprietà di tanti italiani, i soldi che mancano li si dovrà prendere altrove. Qualche esempio? Le case di lusso, le terze case, e così via.