Pochi dubbi sul reale e concreto stato di salute del mercato immobiliare italiano: stando al periodico sondaggio condotto dalla Banca d’Italia (condotta in collaborazione con la Banca d’Italia e con l’Agenzia del Territorio), il mercato nazionale sarebbe evidentemente ancora molto debole, visto e considerato che la flessione dei prezzi delle case sembra riguardare grandissima parte della Penisola, e che non vi sarebbero pronte prospettive di ripresa.
In particolare, affermano i banchieri centrali, il 79,3% delle agenzie hanno dichiarato una flessione dei prezzi, mentre il 20,3% ha riportato prezzi stabili. Pressochè vicino al nullo la percentuale di agenzie che afferma di aver riscontrato un incremento dei prezzi di vendita (vedi anche Investimenti immobiliari 2012 superiori al 2011).
Per quanto concerne l’evoluzione dei prezzi e le “sensazioni” degli agenti immobiliari, è possibile notare come la percezione della crisi si sia avvertita solo secondariamente. Mentre fino alla prima parte del 2009 una parte prevalente di agenti immobiliari non rilevava previsioni estremamente pessimistiche sul futuro del comparto nazionale, a partire dal 2010 il convincimento della negatività del settore è diventato pressochè incontrovertibile, fino a giungere ai picchi di preoccupazione quotidiani.
Probabilmente, a dare il colpo di grazia alle prospettive di mercato sono stati gli andamenti relativi alla tassazione delle case, visto e considerato che intorno al 2009 non si aveva ancora la comprensione di quanto l’Imu sarebbe andata a incidere sul mercato immobiliare (vedi anche Andamento del mercato immobiliare nel 2012 secondo Gabetti).
La maturazione della successiva crisi economica ha poi giocato un ruolo decisivo e determinante, riducendo definitivamente la capacità d’acquisto delle famiglie italiane. A tutto ciò, si aggiunga lo scarso supporto offerto dalle banche nazionali, che hanno continuato a stringere le maglie delle proprie politiche creditizie, fino a restringere talmente tanto le possibilità di indebitamento da esser divenuta una delle concause di principale riferimento nella debolezza del numero di transazioni compiute in Italia.