Il mutuo a tasso fisso perde appetibilità. Anche al fine di trovare un bilanciamento più congruo tra la rata e il reddito, i nuovi mutuatari si indirizzano sempre di più sul fronte dei mutui a tasso variabile, con ciò che potrebbe tuttavia conseguirne sul fronte di potenziali incrementi dell’importo delle rate nel medio termine. Rinegoziazione, sostituzione e surroga sono a portata di mano, ma siamo sicuri che la scelta del mutuo a tasso variabile sia veramente la soluzione migliore per risparmiare?
Secondo quanto afferma una recente ricerca condotta dall’Osservatorio MutuiOnline, infatti, chi richiede un mutuo sembra orientarsi sempre di più sulla tipologia di contratto alternativa al tasso fisso. L’analisi condotta dall’osservatorio dell’operatore creditizio ricorda come ad ottobre le richieste di mutui a tasso fisso abbiano rappresentato solamente il 25 per cento della domanda complessiva, perdendo circa un punto percentuale rispetto alla rilevazione compiuta nel corso del mese precedente.
Per quanto invece concerne le richieste a tasso variabile, il peso è pari al 59 per cento sul totale, equivalente a quello di settembre.
Dinamica positiva, sempre in termini di mutui per l’acquisto di una casa, per l’importo medio erogato, che nel corso del mese di ottobre è salito a 136.401 euro, pari a circa il 70 per cento – 80 per cento del costo dell’immobile. Per quanto riguarda la durata del piano di ammortamento, l’estensione tende ad allungarsi proporzionalmente, arrivando a oltre 30 anni.
Nel corso dei prossimi mesi continueremo a monitorare l’evoluzione del comparto creditizio immobiliare. L’impressione è che la tendenza evolutiva del tasso di interesse variabile possa proseguire nel prossimo futuro a breve termine, fino a quando – almeno – il livello dei tassi di interesse di riferimento (Euribor, BCE), non mostrerà chiari segnali di ripresa. Da valutare con attenzione anche le forme intermedie, come i tassi di interesse misti, o il tasso di interesse variabile con cap massimo.
Qui il livello attuale dei tassi.