Secondo quanto rivela una recentissima analisi, le mani della Chiesa si spingerebbero su un immobile su cinque, nel nostro Paese. Una percentuale evidentemente altissima, solo in parte riconducibile all’utilizzo delle proprietà quali luoghi di culto. Vediamo allora quanto è ampio il patrimonio immobiliare della chiesa cattolica, e in che modo si sia arrivati a calcolare questo dato statistico del quale tutti, in questi giorni, stanno parlato approfonditamente.
Ad effettuare la complessa ricerca è stato il gruppo RE, uno dei consulenti immobiliari più noti del globo e, in particolar modo, uno degli advisor più vicini al mondo religioso. Stando a quanto affermava RE pochi giorni fa, il 20 per cento del patrimonio immobiliare del Paese sarebbe nelle mani della Chiesa cattolica, o direttamente attribuibile al Vaticano, o alle sue tante congregazioni (vedi anche Patrimonio immobiliare della Chiesa).
Di qui, un rapido calcolo: considerando che secondo gli ultimi dati dell’Agenzia del Territorio il mattone italiano è valorizzato intorno ai 6,4 miliardi di euro, almeno 1,2 miliardi di euro sono in mano alla Chiesa. Aggiungendo a tale immenso ammontare il patrimonio estero (circa 700 mila unità), il patrimonio immobiliare globale della Chiesa è stimato in via prudenziale in 2 miliardi di dollari.
Tra le città dove la presenza immobiliare della Chiesa è maggiore figura, ovviamente, la Capitale. Si calcola infatti che a Roma circa un quarto dell’intero parco immobiliare sia in mano alla chiesa cattolica. Ma non solo: la presenza della Chiesa sarebbe molto forte anche in Lombardia e nel Veneto. Una gigantesca platea di immobili che – ripetiamo – solo in parte sono destinati a luoghi di culto: di qui la possibilità – paventata da più parti, osteggiata da altre – che gli immobili della Chiesa vengano assoggettati integralmente all’applicazione dell’imposta municipale unica, almeno nella parte in cui non sono destinati esclusivamente a luoghi di preghiera. Voi che ne pensate?