Negli Stati Uniti i dati relativi alla vendita di nuove case appaiono inaspettatamente in ribasso rispetto alle stime.
Le vendite di nuove proprietà immobiliari ad esclusivo uso abitativo negli Stati Uniti sono inaspettatamente diminuite durante il mese di gennaio 2010, giungendo a un livello mai così basso nella storia: gli acquisti di nuove case sono infatti diminuiti dell’11% su base annua, toccando un volume annualizzato pari a 309 mila unità nel corso del mese ora oggetto di considerazione su Io Compro Casa.
Il dato rilevato con riferimento al mese di gennaio mostra un significativo gap rispetto a quanto atteso dagli analisti americani, che avevano puntato su quota 350 mila unità quale volume annualizzato più probabile per ciò che concerne il livello delle vendite delle nuove proprietà immobiliari ad uso abitativo a inizio 2010.
Sempre secondo le prime considerazioni apparse sulla stampa locale, questo sarebbe un chiaro segnale di come l’estensione del beneficio fiscale da parte dell’amministrazione Obama (8 mila dollari a favore degli acquirenti di una prima casa) non sarebbero, da soli, sufficienti a supportare una ripresa del mercato immobiliare più duratura di quella appena osservata.
Per quanto riguarda invece i prezzi medi applicati alle transazioni di compravendita immobiliare delle nuove case, il calo rispetto al mese di gennaio del 2009 è stato pari al 2,4%, per un valore pari a 203.500 dollari.
Ma quali saranno le determinanti che nel corso dei prossimi mesi saranno in grado di influenzare il mercato immobiliare statunitense, con particolare riferimento per i volumi e i prezzi nel segmento delle nuove abitazioni? Una di queste condizioni influenzanti dovrebbe essere rappresentata dalla crescita dell’offerta di case: da questo punto di vista, non si può che guardare con preoccupazione alla crescita dei pignoramenti, che nel 2010 dovrebbero eccedere quota 3 milioni di unità.
Altra nota dolente è rappresentata dal mercato del lavoro: le condizioni occupazionali si dimostrano ancora piuttosto deboli, e il tasso di disoccupazione fatica ad allontanarsi dalla quota del 10%.