Gli Stati, per ridurre il proprio debito pubblico, stanno per procedere a nuove ondate di dismissioni di immobili. Le banche, al fine di contrastare l’esplosione delle proprie sofferenze, stanno invece cedendo alcuni degli asset faticosamente accumulati nel corso dei decenni. Insomma, per fare “bottino”, si vendono (a volte, si svendono) i tesori di famiglia. Ma quali sono le dimensioni di questo fenomeno, sempre più evidente all’interno del nostro territorio e di quello europeo?
Una prima stima di quanto stia accadendo ci è data dalla recente ricerca compiuta dalla banca americana Morgan Stanley, secondo cui il totale del valore delle cessioni immobiliari delle sole banche potrebbe toccare i 25 miliardi di dollari. Tuttavia, il valore potrebbe essere addirittura molto più elevato, soprattutto se gli investitori nel patrimonio immobiliare delle banche (principalmente, fondi di private equity, fondi sovrani, ecc.) si dimostreranno interessati fin dalle prime fasi di questa strategia di dismissione (vedi anche Banche vendono immobili).
In particolar modo, le banche sembrano essere interessate a cedere parte del proprio patrimonio immobiliare commerciale, andando a ottimizzare gli spazi dei propri uffici e, di conseguenza, liberandosi sul mercato dei locali non utilizzati in maniera congrua.
L’abitudine è, e sarà, non solo italiana. Basti considerare come, in Europa, la sola Royal Bank of Scotland abbia già dato seguito alla vendita di una serie di immobili per un miliardo di dollari al fondo governativo norvegese e ad Axa Real estate investment managers. O si pensi al Banco Santander, che in Spagna ha cercato di vendere alla stessa Morgan Stanley un patrimonio immobiliare valutato intorno ai 3 miliardi di euro (vedi anche Alternative alla compravendita immobiliare).
Insomma, la stagione delle vendite immobiliari sembra essere iniziata. Occorrerà solo comprendere quanti (e quali) saranno gli investitori pronti a scommettere ancora sul real estate e, soprattutto, a che prezzo. L’impressione è comunque che sia le banche italiane che le corporate non bancarie, si daranno molto da fare per cercare di fare cassa.