La vendita di beni pubblici ha già preso il via. La macchina del piano di dismissione dei beni pubblici – che comprende principalmente immobili e partecipazioni azionarie e quote nelle società che forniscono servizi pubblici – si è infatti lentamente mossa, con una progressione che nel corso dei prossimi anni dovrebbe portare diverse centinaia di milioni di euro nelle casse degli enti territoriali. Una dimostrazione di quel che è (e che sarà) ci arriva dal Veneto.
A parlarne è il Corriere del Veneto, che ricorda come l’operazione “dovrebbe portare ai Comuni veneti circa 250 milioni di euro già il prossimo anno. O almeno questo è ciò che spera l’Anci Veneto, confortata dal fatto che l’annuncio da Berlino del premier Mario Monti di un nuovo piano di cessione degli immobili è stato confermato in pieno dal neoministro dell’Economia Vittorio Grilli, che ha anche aggiunto una buona notizia per i Comuni. I beni degli enti locali che ogni anno puntualmente vengono messi in vendita per far quadrare i magri bilanci e che ogni anno puntualmente restano sul groppone dei Comuni perché nessuno li vuole comprare, infatti, questa volta potranno essere venduti sul serio con la copertura finanziaria della Cassa Depositi e Prestiti”.
Ma cosa dovrebbe cambiare rispetto agli scorsi anni, quando – nonostante i prezzi in calo e le destinazioni d’uso più favorevoli – le vendite sono andate deserte o a rilento a causa della crisi? “Questa volta però l’operazione prenderà corpo in maniera completamente diversa dal passato: l’intenzione del ministro Grilli infatti è quella di creare un fondo immobiliare autonomo che avrà il compito di mettere sul mercato sia i beni del Demanio che quelli degli enti locali. L’idea è quella che il fondo immobiliare si occuperà di tutta la procedura dall’inizio alla fine: cercherà il compratore per conto dello Stato o del Comune, perfezionerà il contratto di vendita e destinerà l’incasso al proprietario del bene, sia esso il Demanio o l’ente locale. Nel caso dei Comuni a dire il vero l’incasso sarà diviso in due parti: un quarto del denaro verrà consegnato come liquidità per permettere ai municipi stritolati da anni dal patto di stabilità di tirare il fiato e tre quarti saranno invece assegnati come partecipazione al fondo immobiliare” – afferma il Corriere.
E, se il bene non dovesse trovare compratori, non vi saranno ulteriori problemi, poiché il fondo immobiliare tratterrà il bene e attingerà dai fondi CDP per liquidare l’ente locale con le stesse modalità della vendita.