L’Istituto Nazionale di Statistica della Cina ha dichiarato che nel corso del mese di giugno le transazioni di compravendita immobiliare sarebbero cresciute del 31% rispetto al precedente mese di maggio, grazie a una ottima contribuzione delle prestazioni fornite nei centri abitati di più piccole dimensioni, e a una discreta tenuta del mercato immobiliare delle aree metropolitane di principale riferimento.
Il valore delle case vendute nel corso dell’ultimo mese è infatti cresciuto a quota 499,2 miliardi di yuan (circa 77 miliardi di dollari) contro i 380,9 miliardi di yuan del mese di maggio. Complessivamente, nel primo semestre le vendite sono cresciute del 22% rispetto a quelle rilevate nello stesso periodo dello scorso, per un controvalore pari a 2,1 trilioni di yuan, come calcolato dalle stime dell’Istituto statistico.
Come già introdotto in fase di apertura, gli analisti sembrano concordi nel ritenere che il merito di questo boom nelle vendite andrebbe attribuito allo sviluppo dell’offerta commerciale nell’ultimo bimestre, che per il mercato cinese (e non solo) ha tradizionalmente sempre rappresentato una ottima stagione per le compravendite immobiliari, specialmente nelle aree metropolitane meno gettonate, e nei centri abitati di più piccole dimensioni.
Il problema, tuttavia, rimane sempre lo stesso: riuscirà prima o poi il governo a ridurre la forte crescita dei prezzi delle case nel breve termine, e condurre gli stessi valori commerciali abitativi su livelli più adeguati nel medio termine? Finora, gli interventi compiuti dalle autorità cinesi hanno dato risultati altalenanti, non riuscendo comunque nell’impresa di congelare definitivamente la crescita dei valori commerciali.
La Banca Centrale continua invece ad incrementare i tassi di interesse di riferimento: nel corso dell’ultima settimana l’autorità monetaria ha portato in rialzo il costo del denaro per la quinta volta dal mese di ottobre ad oggi, ed alcune città come Beijing e Guangzhou hanno introdotto restrizioni importanti sugli acquisti di case.